Di cosa mi occupo - Chiara Casarosa
501
page-template,page-template-full_width,page-template-full_width-php,page,page-id-501,bridge-core-2.5.9,qode-quick-links-1.0,qode-page-transition-enabled,ajax_fade,page_not_loaded,,qode_grid_1300,qode-content-sidebar-responsive,qode-theme-ver-24.4,qode-theme-bridge,wpb-js-composer js-comp-ver-6.4.2,vc_responsive,elementor-default,elementor-kit-1094

Di cosa mi occupo

Psicoterapia

La sofferenza che porta a rivolgersi ad uno psicoterapeuta può assumere varie forme.

Capita che si tratti di un senso di staticità nella propria vita, di scarsa consistenza delle proprie esperienze: un esserci ma non esserci davvero. Oppure un esserci in un modo poco sereno, connotato di ansia o depressione.

Talvolta invece accadono eventi che toccano in profondità a livello emotivo e mettono di fronte a cambiamenti radicali, cui può essere molto complesso adattarsi

Tali esperienze emotive sono diverse e vissute in modo irripetibile da persona a persona.

Probabilmente ciò che hanno in comune è solo un senso intimo che ci sia “qualcosa che non va”, perché da soli o con l’aiuto dei propri cari, non si riesce ad uscirne; “non va” nel loro stesso esistere, nel perdurare e/o nella loro intensità, così che il vivere quotidiano venga ostacolato.

È a partire da quel qualcosa che paziente e psicoterapeuta possono lavorare insieme. O, più semplicemente, dal desiderio della persona di approfondire la conoscenza di se stessa.

Attraverso la relazione clinica, basata sul colloquio con il terapeuta, la persona può fare esperienza di un ascolto nuovo di Sé, così da acquisire una maggiore autoconsapevolezza che l’aiuti ad evitare di incorrere nuovamente nelle dinamiche che creano sofferenza. E magari anche a scoprire risorse che non immaginava di possedere.

Il miglioramento percepito assume varie forme, in base alle problematiche iniziali.

Solitamente si può assistere a:

  • una diminuzione dei sintomi
  • un miglioramento dell’autostima
  •  una maggiore definizione nel proprio senso di identità, specialmente per quelle fasi critiche di passaggio che sono, per esempio, l’adolescenza e il diventare genitori
  • la capacità di costruire relazioni più durature o soddisfacenti

In base alla situazione, la psicoterapia può variare per frequenza di sedute e durata globale del trattamento. Inoltre essa può essere individuale o riguardare più persone del nucleo familiare.

Per informazioni e appuntamenti è possibile contattarmi telefonicamente, per mail chiara.casarosa@gmail.com o compilando il form dei contatti.

Sostegno alla genitorialità

Diventare genitori comporta importanti cambiamenti individuali e di coppia. La preparazione ad accogliere un figlio comincia molto prima che il concepimento biologico avvenga: si tratta di un concepimento innanzitutto emotivo, che coinvolge se stessi e sé in coppia con il proprio partner. Un nuovo concepimento che avviene ogni volta, anche quando siano già presenti altri figli.

Il passaggio dall’essere uomo o donna ad essere anche madre o padre, è quindi uno dei momenti di cambiamento più delicati e importanti nella vita dell’essere umano.

Alcune evoluzioni della società e della tecnologia hanno reso ancora più articolato tale passaggio, per esempio:

  • le famiglie monoparentali o ricostruite dopo precedenti relazioni significative
  • le condizioni lavorative di frequente precariato, che rendono più difficoltosa la possibilità di crearsi una famiglia
  • le pratiche cui si può ricorrere in situazioni particolari: fecondazione assistita, affido, adozione

Specifici sono inoltre i casi in cui la gravidanza sia a rischio o esiti in un’interruzione (spontanea, volontaria o terapeutica).

Lo stato dell’attesa assume quindi significati del tutto unici, che meritano di essere accolti, soprattutto quando comportano ansia o difficoltà nel quotidiano. Dare voce a questi stati può aiutare a ricostruire un equilibrio emotivo nuovo dentro di sé e nella coppia o nella famiglia.

Altrettanto importante è l’evoluzione della vita familiare dopo la nascita del figlio, con i nuovi equilibri che anche la coppia genitoriale è chiamata a trovare.

Nei primi anni può accadere che in momenti particolari si incorra in difficoltà, con la manifestazione di un malessere da parte dei genitori (es. depressione post partum) o del bambino, per esempio al momento dell’ingresso alla scuola dell’infanzia o alla scuola primaria.

Analogamente può accadere negli anni successivi: molto spesso la complessità del periodo dell’adolescenza comporta un senso di smarrimento per il figlio e per i genitori.

Chiedere aiuto può essere utile nella comprensione e nella ripresa del percorso evolutivo, così da evitare la cronicizzazione del disagio.

Per informazioni e appuntamenti è possibile contattarmi telefonicamente, per mail chiara.casarosa@gmail.com o compilando il form dei contatti.

Adolescenza

Il periodo adolescenziale comporta cambiamenti significativi nel mondo emotivo del ragazzo e della ragazza, e tali cambiamenti investono i diversi ambiti di vita: la relazione con se stessi, con i genitori, con gli amici, con l’altro sesso.

L’adolescente può trovarsi in difficoltà nel gestire tutte le novità che avvengono dentro e fuori di sé, anche se può non essere semplice trovare le parole per esprimere il proprio malessere: può trovarsi a disagio con il proprio corpo, avere un senso di scarsa comprensione da parte di chi gli sta intorno, e trovarsi a metà tra volersene restare solo e, all’opposto, confidarsi con qualcuno.

Probabilmente per trovare una risposta a queste situazioni, l’idea di rivolgersi ad uno psicoterapeuta non è tra le prime che vengono in mente, a questa età. Se però c’è la curiosità di vedere cosa sta succedendo e può far piacere l’idea di parlare con qualcuno di tali dinamiche o di qualsiasi cosa il ragazzo/la ragazza senta il piacere di condividere, allora forse basta pensare che è proprio questo quello che si fa in seduta: parlare di quello che può piacere, preoccupare, far stare bene o male. E facendolo cerchiamo di farci un’idea di ciò che sente accadergli/accaderle, per dare una mano al ragazzo o alla ragazza a ritrovare un po’ di quella serenità che sente mancare.

Anche per gli adulti che gravitano intorno all’adolescente questo periodo può non essere semplice, constatando di non avere più di fronte a sé il bambino o la bambina che erano abituati a conoscere.

L’adolescenza viene infatti riconosciuta di per sé come “periodo di crisi” fisiologica nel figlio/nella figlia e nella relazione con i genitori.

Chiedere aiuto può essere utile nella comprensione e nella ripresa di un percorso evolutivo che, pur nella sua complessità, è una tra le più preziose occasioni di crescita di cui le persone dispongono.

Per informazioni e appuntamenti è possibile contattarmi telefonicamente, per mail chiara.casarosa@gmail.com o compilando il form dei contatti

Lutto

La perdita di una persona cara è un evento a cui l’Uomo in certa misura va incontro naturalmente nel corso dell’esistenza, come esperienza che ricorda la ciclicità della vita. Può accadere per esempio quando, crescendo, si ha l’opportunità di conoscere, amare e poi veder venire a mancare gradualmente le figure più anziane in famiglia.

La profondità del legame con la persona persa influenza comprensibilmente l’intensità del dolore provato e la possibilità -in un secondo momento- di riprendere la propria vita quotidiana.

In psicologia sono state evidenziate alcune fasi che solitamente si attraversano (non necessariamente in quest’ordine) quando si perde una persona (Kübler Ross): il rifiuto, la rabbia, la contrattazione, la depressione e infine l’accettazione della scomparsa.

Non a caso si parla di un processo di elaborazione emotiva del lutto, che permette di congedarsi e di conservare il ricordo del defunto dentro se stessi.

Le circostanze in cui avviene la perdita o le dinamiche emotive personali o della relazione con quella persona, possono rendere estremamente difficile il processo. In questi casi pensare, sentire la morte è uno dei compiti più gravosi che una persona, dentro di sé, sia chiamata a svolgere.

Molto spesso è la malattia terminale a comportare una sofferenza profonda, per il malato ma anche per i familiari che si trovano a condividere con lui l’ultimo periodo della sua vita. In tal caso si va incontro anche ad un lavoro emotivo di preparazione a lasciare tale persona.

In tutte queste situazioni un sostegno psicologico può essere utile nello stare in quelle aree emotive così dolorose da toccare, precedenti e successive al distacco.

Per informazioni e appuntamenti è possibile contattarmi telefonicamente, per mail chiara.casarosa@gmail.com o compilando il form dei contatti